Donazione di sangue: ma non è un gesto gratuito?

Con il claim “Dallo e vola”, è stata presentata mercoledì scorso (25 febbraio) l’iniziativa realizzata da un comune toscano in collaborazione con alcune associazioni di donatori e l’azienda sanitaria locale al fine di promuovere tra i giovani la donazione del sangue, “un’azione semplice e veloce da compiere che può cambiare la vita a tante persone”. Fin qui nulla di male, o quasi…il claim evidentemente provocatorio strizza l’occhio ad un porno di terza visione, ma concentriamoci sull’obiettivo.
Sicuramente lodevole voler avvicinare le nuove generazioni al dono del sangue. Se ne parla da anni. FIDAS per prima ha lanciato l’allarme nel 2011 e le Associazioni e Federazioni dei donatori di sangue stanno mettendo in campo numerose iniziative volte a coinvolgere i giovani affinché si possa garantire l’opportuno ricambio generazionale per mantenere l’autosufficienza per il sangue che con tanta fatica abbiamo raggiunto qualche anno fa.
Ma il claim lega la donazione all’idea del volo….no, non si tratta di un volo estatico generato dalla generosità del gesto che può salvare una vita, ma più semplicemente di un biglietto aereo per visitare una capitale europea. Ci risiamo. Dopo la donazione di sangue ricompensata con l’estrazione del tablet, del buono spesa, ecco la donazione che ti può far vincere un bel volo a Parigi, Londra o Berlino.
Polemiche a non finire da parte delle opposizioni che non hanno perso l’occasione di attaccare il sindaco etichettando l’operazione come “molto discutibile” in quanto, come hanno dichiarato “se doni il sangue non devi farti pagare la piscina o un volo aereo”. I detrattori del sindaco si saranno sfregati le mani di fronte a tale scelta, ma al di là delle strumentalizzazioni politiche che non ci sono mai piaciute, proviamo a considerare l’effetto di una siffatta comunicazione.
L’obiettivo è certamente avvicinare i giovani al dono del sangue, in una regione che negli ultimi mesi ha lamentato spesso difficoltà di reperimento di unità di sangue come registrato da SISTRA (Sistema informativo dei Servizi Trasfusionali) che ogni giorno indica le disponibilità di emocomponenti nelle diverse regioni italiane.
Il problema allora risiede nell’incentivo. La Legge 219 del 21 ottobre 2005 all’articolo 2 recita “La presente legge disciplina le attività trasfusionali ovvero le attività riguardanti la promozione del dono del sangue, la raccolta di sangue intero, degli emocomponenti e delle cellule staminali emopoietiche autologhe, omologhe e cordonali; il frazionamento con mezzi fisici semplici; la validazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti, nonché le attività di medicina trasfusionale e la produzione di farmaci emoderivati (comma 1). Le attività trasfusionali di cui al comma 1 sono parte integrante del Servizio sanitario nazionale e si fondano sulla donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita del sangue umano e dei suoi componenti”. E gratuita significa proprio gratuita, non remunerata. E’ questo il problema di iniziative simili. Il trasmettere l’idea che dietro qualsiasi gesto ci sia un “do ut des”, un qualcosa in cambio, fosse semplicemente la possibilità di vincere un viaggio. Probabilmente le Associazioni dei donatori di sangue oltre a sensibilizzare, hanno anche il compito di “educare”, uscendo fuori da quella logica di mercato che rischia di contaminare anche il mondo della donazione. L’Italia attraverso il gesto volontario, anonimo, responsabile e gratuito può mostrare uno dei suoi lati più belli. Non mettiamolo in ombra.

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